Giuliano Volpe
Leggi i suoi articoliDue punti sono irrinunciabili nell’affrontare le emergenze: 1. la prevenzione; 2. una più efficace gestione di ciascuna. Dovremmo tornare alla lezione dell’indimenticabile e inascoltato Giovanni Urbani, che già quarant’anni fa combatteva la logica del restauro e affermava la necessità di una manutenzione ordinaria e programmata.
Oggi quella lezione andrebbe ripresa e arricchita con l’apporto delle nuove tecnologie sviluppate in questi decenni. Il restauro interviene, infatti, a danno avvenuto, paragonabile a un intervento chirurgico, mentre al nostro patrimonio, come al nostro organismo, servirebbe più prevenzione, più cura ordinaria, più controllo e monitoraggio per evitare il più possibile l’extrema ratio del restauro. Servono anche competenze specifiche in questo settore, serve una formazione adeguata di figure professionali. È una sfida per l’Università e per il Mibact ma anche per le imprese e per i professionisti.
L’Italia ha sempre preferito i restauri (e non entro nel merito della qualità di alcuni di essi), anche perché prevedono grandi importi e grandi bandi. La manutenzione ordinaria costa molto meno ma necessita di risorse costanti e di interventi sistematici, con una continua azione di conoscenza e di monitoraggio del degrado e del rischio.
Dovremo trattare il patrimonio culturale come facciamo o dovremmo fare per la cura delle nostre case: se cade una tegola dal tetto chiamiamo l’operaio e la sostituiamo, con una spesa alquanto limitata, non attendiamo il crollo del tetto per intervenire. E se notiamo una crepa intervieniamo per tempo. L’incidente non può ovviamente essere del tutto eliminato ma può essere fortemente limitato.
Secondo elemento essenziale: l’adeguata preparazione nel prevedere le situazioni eccezionali e nel fronteggiarle. Pare opportuno rilanciare una proposta già avanzata del Consiglio Superiore dei Beni culturali e paesaggistici del Mibact, allora presieduto da chi scrive, all’indomani del terremoto del Centro Italia, nella mozione approvata in una seduta straordinaria e pubblica tenuta a Matelica:
☐ costituire una vera e propria funzione della Protezione Civile specializzata nel campo del patrimonio culturale con il pieno coinvolgimento del Mibact e la stretta collaborazione del Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca), in modo da preparare specialisti dei beni culturali, già in sede di formazione universitaria, in grado di operare come pronto intervento e nelle attività di recupero dei beni, analisi delle macerie, restuaro e ricostruzione, sia in occasioni di catastrofi sia in «periodo di pace» per una più efficace opera di studio, monitoraggio, prevenzione;
☐ avviare un’azione coordinata e multidisciplinare di studio e analisi dei territori e mettere in campo adeguate misure di prevenzione, messa in sicurezza e manutenzione programmata del patrimonio culturale, anche attraverso l’aggiornamento professionale degli specialisti dei beni culturali operanti nel Mibact e dei liberi professionisti e società specializzate.
Queste proposte oggi sono ancora più valide. Servirebbero, insomma, organismi specializzati all’interno della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco.
Sarebbe, poi, davvero un grande segnale dell’Europa, se questa diventasse una strategia non solo nazionale ma europea: dar vita a unità specializzate nel pronto intervento. Scelte rapidamente assunte dal personale sanitario specializzato nell’emergenza possono salvare una vita; allo stesso modo, competenze tecniche specifiche nel campo del patrimonio culturale possono salvare monumenti e opere d’arte. Sarebbe questa, inoltre, un’ulteriore opportunità per creare occasioni di lavoro qualificato.
Il 24 ottobre il ministro Franceschini, in occasione dei 50 anni di attività del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, ha lanciato la proposta di una «Protezione civile europea» che possa prontamente intervenire in caso di calamità naturali e altre forme di danneggiamento e problemi al patrimonio culturale. L’Italia deve farsi attiva promotrice di questa proposta. La tutela e la cura del patrimonio culturale comune dell’intera Europa va contro le tendenze sovraniste e nazionaliste che a volte usano proprio il patrimonio culturale per innalzare barriere.
Dalla tragedia di Venezia devono riemergere, infine, ancora più forti e sentiti i principi della Convenzione del Consiglio d’Europa sul «Valore del patrimonio culturale per la società» (Faro 2005) finalmente, speriamo, prossima alla ratifica da parte del Parlamento italiano, che affida alle «comunità di patrimonio» un nuovo protagonismo.
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